Appello alla Comunità Internazionale in favore di Rifugiati Eritrei

 Da mesi riceviamo segnalazioni da profughi eritrei vittime di sequestri e ricatti, bambini e ragazze vittime di abusi sessuali. 

Sudan casi di sequestri lampo a scopo di risicato va crescendo in torno ai campi profughi di Shegherab e Kessella, decine di famiglie costretti a pagare il riscatto per ottenere il rilascio dei loro congiunti. L'autori di questi crimini sono clan ben noti alle autorità di polizia Sudanese, clan di etnia Rashaida ben armati e organizzati con elementi criminali di altre etnie sudanesi ed eritrei che controllano tutta la zona di confine tra i due paese e il territorio intorno ai campi profughi.
Il pericolo si annida sulle strade che collegano il campo di Shegherab con Khartoum, molti profughi cadono vittime dei sequestri nel tentativo di raggiungere partenti e amici nella capitale.
Khartoum: una rete di tratta di prostituzione e pedofilia che prende di mira minori figli di profughi e rifugiati, bambine di 10 anni sottratti dalle scuole abusate filmate costrette a subire violenze fisiche e sessuali da adulti. La giustizia Sudanese stenta a perseguirli anche difronte a denunce documentate da alcune famiglie di rifugiati coraggiosi che pretendono giustizia, vogliono distruggere questa rete di criminali, non trovano grande sostegno nella macchina giudiziaria del paese, che spesso rilasciano i criminali che tornano a minacciare e intimidire le famiglie che osano denunciare questi efferati crimini.
Rifugiati Eritrei nei campi profughi vivono nel insicurezza e misera senza nessuna prospettiva per il loro futuro che li spinge alla disperazione rendendo il terreno fertile per i trafficanti che gli spingono a intraprendere il viaggio pericoloso verso il deserto libico e il mare mediterraneo con il miraggio di raggiungere l'Europa.
Serve l'impegno della Comunità Europea per garantire una reale sicurezza e condizione di vita dignitosa, la protezione umanitaria sia effettiva non solo teorica. Serve una giustizia rapida e reale che colpisci i crimini odiosi su minori e contro i sequestri di persona che nel paese sta diventando sempre più una normalità.

Ethiopia
Rifugiati Eritrei due volte vittime, trovatisi in mezzo ad un conflitto che va avanti da mesi. Due campi profughi distrutti, oltre 20 mila profughi dispersi, di cui circa 10 mila si sospetta fossero stati forzatamente deportati verso il paese di origine, ma a tutto oggi nessun autorità internazionale è stato in grado di accertare e verificare le loro condizioni reali. Molti profughi arrivati durante il tempo di conflitto nella regione del Tigray che sono a tutto oggi dispersi nel territorio, visto che è stato sospeso la registrazione dei nuovi rifugiati con il rischio di renderli invisibili senza nessun diritto, esposti ad ogni rischio e pericolo visto che il conflitto non si ferma.
Molti rifugiati urbani nelle città nella Regione del Tigray vivono in condizione di paura e miseria, cosi come in Addis Abeba molti profughi fuggiti dal nord arrivati nella capitale vivono in situazioni disperate di assoluta povertà, ci chiedono aiuto per la loro sopravvivenza.
Chiediamo che la comunità internazionale presti attenzione verso le grida di questi fratelli e sorelle, serve un piano di protezione che sottrai i profughi dalla zona di conflitto con un piano di evacuazione che gli mette al sicuro.
Bisogna valutare se il governo federale etiope riconosce ancora il diritto di asilo degli eritrei, questo compito spetta all'UNHCR qualora l'esito fosse negativo, bisogna trasferire i rifugiati in paesi terzi che possano garantire lo status di rifugiato a chi fugge dal regime di Asmara.
Urgente garantire assistenza a tutta la popolazione coinvolta nel conflitto, in particolare ai profughi e sfollati nella regione del Tigray ai circa 25 mila rifugiati che oggi sono ancora nei due campi profughi di May Aini e Adi Harush.


Fr. Mussie Zerai Dr. Theol. H.C

Commenti

  1. E vero purtropo li eritrei stano soffrano tantissimo. Fr Mussie tu stai facendo tanti buoni per le refugiati. Sei bravo il dio sia kon te.

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